Enzo ROMANO

Nato a Basiliano il 10.07.1920, dopo aver affilato le armi (o, meglio, le mani…) a Basiliano in Sezione Propaganda (denominazione di allora) sino all’età di 19 anni, Enzo Romano ha la sua prima avventura col calcio che conta per un periodo limitatissimo a Parma (Serie C) durante il servizio militare (era stato destinato al Ii Genio Pontieri di Piacenza). La  guerra purtroppo lo porta in Libia, dove nel 1942 viene fatto prigioniero ad opera degli inglesi.
Grazie alle sue qualità di portiere di classe, evidenziate durante un torneo (unico prigioniero in squadra), entra nelle simpatie di un ufficiale inglese che lo vuole ricompensare rimandandolo in Italia.Grazie a quell’ufficiale (ricordato come il “grande benefattore”), Enzo riprende in Italia la sua attività calcistica:

inizialmente e per un solo anno ad Arezzo, dove ha la gioia di vincere il campionato misto (serie A,B,C);

  • a Padova successivamente, inizialmente come riserva di Luisetto;
  • a Treviso, in prestito dal Padova, nel 1948-49;
  • di nuovo a Padova, ove dal 1949-50 sino al 1953 gioca ininterrottamente come titolare.

 

Il grande coraggio di Enzo Romano è testimoniato da alcuni seri incidenti ( 2 episodi di commozione cerebrale, un trauma addominale con reazione peritoneale), da cui si riprende completamente, costellando la sua carriera di molti episodi significativi, sì da meritarsi da molti giornalisti il titolo di “kamikaze”.Di lui si ricorda in particolare una splendida prestazione a Milano contro l’Inter nel campionato  1949-50, che gli valse allora numerose strette di mano anche da parte dei sostenitori interisti alla fine della partita.
Nello stesso anno un Padova - Juventus finito 3-0 per i padroni di casa nell’ultima partita di campionato e, ancora, un Padova - Milan terminato 5-2 nel campionato 1951-52. Di quella partita abbiamo il resoconto del quotidiano Il Veneto del 9 dicembre 1951: “ …ecco il Romano maiuscolo di cui abbiamo già accennato, autore di parate una più stupefacente dell’altra, nonché di uscite talmente tempestive e coraggiose da frustrare reti che sembravano già fatte per i rossoneri.
E’ stato il bravo Enzo il primo a dire di no alla muta degli avanti rossoneri; e quel “no” il portiere biancorosso l’ha ripetuto sino al termine, anche dopo che la prodezza di Nordhal prima e il rigore di Renosto poi l’avevano battuto.
E’ stata senz’altro la più bella partita offertaci dal valoroso quanto modesto friulano”.

A Padova, e non solo, Enzo Romano viene ancora oggi ricordato come sportivo insigne ed uomo affabile.

 

 Enzo Romano

 

 

9.12.1951 Formazione del Padova in Padova Milan 5-2 

 

Gianni ROMANO                                                      

Gianni Romano Il curriculum calcistico di Gianni Romano, nato a Basiliano il 24.08.1931, inizia in Prima Divisione a Basiliano, dove si ferma due anni (campionati 1947-48 e 1948-49). Ma l’Udinese, sempre attenta allora a quello che succedeva nei campi di periferia, lo acquista pensando bene di cederlo in prestito per due anni al Conegliano e al Portogruaro (campionati di Promozione).
Nel 1951 Gianni è di nuovo a Udine in Serie A come riserva di Brandolin: nell’annata 1951-52 Gianni fa le sue prime timide comparsa in squadra (4 partite ed esordio nella massima serie a Torino il 28.10.1951 contro i campioni d’Italia della Juventus dei due Hansen e di Praest). Nel 1952-53 lo troviamo “  farsi le ossa” a Venezia (serie C), ideale piedistallo per un ritorno a Udine nel 1953-54 (sostituisce nella seconda parte del campionato e negli spareggi per non retrocedere il titolare Piccioni). Da allora  sino al 1961-62 lo troviamo titolare nell’Udinese, ad eccezione di una breve parentesi a Torino con la Juventus nell’anno 1960-61 (terzo portiere dopo Mattrel e Vavassori, solo una presenza in Campionato e una presenza in Coppa dei Campioni a Sofia contro il CDNA, il tutto comunque compensato da uno scudetto).
In questi anni Gianni trova più volte il modo di diventare protagonista.
Di lui si ricorda lo stoicismo nella memorabile partita del 1 maggio 1955, quando di fronte al Milan che avrebbe poi vinto il torneo con 4 punti di vantaggio sull’Udinese, colpito da Nordhal alla testa, rientra a metà ripresa nel terreno di gioco, contribuendo alla fantastica vittoria di 3-2 nonostante Magli (mediano sinistro) avesse sostituito appunto Gianni Romano in porta per oltre metà gara.
Di quella memorabile  partita abbiamo il resoconto del “Messaggero Veneto” di martedì 3 maggio 1955 “…L’eccezionalità dell’avvenimento (ndr. vittoria dell’Udinese) viene da altro: viene dal fatto che, appena al 6’ di gioco, il portiere Romano è rimasto vittima di un serio infortunio e, dopo essere rimasto stordito fra i pali, quasi del tutto inefficiente, al 19’ ha dovuto riparare negli spogliatoi, per riprendere il proprio posto, e sempre in condizioni menomate, all’11’ della ripresa…”.

Una formazione dell’Udinese nel campionato 1954-55

Le buone prove di quell’anno gli meritano una convocazione in azzurro (Grecia - Italia B 0-0, 29 maggio 1955), convocazione cui aveva già risposto - pur se nella nazionale giovanile - in occasione di Italia - Inghilterra (terminata 3 a 0 a favore degli azzurri a Bologna il 20 gennaio 1954).
Nel 1955-56 l’Udinese, per una brutta storia di qualche anno prima (o perché dava troppo fastidio alle grandi ?), viene retrocessa in Serie B. Gianni è artefice di quella splendida promozione, così come del 4° posto assoluto nella stagione successiva (1956-57) in Serie A.
Gli anni seguenti segnano il lento declino dell’Udinese: Gianni è ancora il portiere titolare (nel 1956-57 e 1857-58 in coabitazione con Cudicini), ma spesso inizia i campionati in ritardo, dando l’avvio ai famosi tira-molla in termini di ingaggio.
A fine carriera (coincisa con la sfortunata annata dell’Udinese nel 1961-62 culminata con la retrocessione in Serie B), Gianni annovera 177 partite con l’Udinese  in 9 campionati, di cui 8 nella massima Serie.

Formazione scheirata al centrocampo (Grecia ItaliaB)
con G. Romano quinto da sinistraRicciotti GREATTI

 

 

Ricciotti Greatti

Nato a Basiliano il 13.10.1939, Ricciotti si mette già in mostra al collegio Bertoni di Udine dove primeggia fra i coetanei nel gioco del calcio. A soli 14 anni lo troviamo in prima squadra nella fantastica galoppata del Basiliano nell’allora Prima Divisione, culminata nel vittorioso spareggio di S. Vito al Tagliamento contro lo Sguerzi, che permette ai bianconeri di accedere alla Promozione.
L’anno successivo Ricciotti va a farsi le ossa a Spilimbergo, nel campionato di Quarta Serie. A Spilimbergo Ricciotti gioca due anni e il primo è pieno di soddisfazioni. Lo Spilimbergo infatti disputa un ottimo campionato terminando al 2° posto, in compagnia del CRDA e dello Schio, alle spalle della Mestrina. Amaro invece risulta l’anno successivo, culminato con la retrocessione a causa del penultimo posto in classifica; ma su di lui hanno già messo gli occhi gli osservatori della Fiorentina, sì che nel 1956-57 Ricciotti inizia la trafila nelle giovanili della squadra gigliata. Il suo esordio in Serie A avviene a Trieste il 12.10.1958 in un Triestina - Fiorentina 1-3: in quell’annata Ricciotti disputa 5 partite nella massima serie come attaccante, segnando due reti. Il destino vuole la sua presenza, in sostituzione di Montuori, a Udine il 24 maggio 1959, in una partita  decisiva sia per l’Udinese che per la Fiorentina (ovviamente per la permanenza in Serie A e per il titolo di campione d’Italia rispettivamente). L’Udinese la spunta per 2-0 con goal di Sassi nel I tempo su rigore e raddoppio di Bettini nella ripresa, dopo una ubriacante azione di Pentrelli in contropiede.
Ricciotti non si scoraggia; la sua proverbiale tenacia, il forte carattere, la personalità in campo e fuori contribuiscono al suo successo, maturato dopo un anno a Palermo in Serie A (1959-60, 16 presenze e 4 goal) e tre annate in quel di Reggio Emilia fra la Serie B (1960-61, 1961-62) e la Serie C, dove colleziona 106 partite e 20 goal.
Paradossalmente il fatto di giocare nel 1962-63 in Serie C nello stesso girone del Cagliari è la fortuna di Ricciotti. Sandokan Silvestri, allenatore di quel Cagliari, lo vuole con sé nella squadra che ha appena conquistato la promozione in Serie B nel torneo 1962-63, riuscendo ad acquistarlo per la cifra di 32 milioni. Il Cagliari, in cui si metteva rapidamente in mostra un certo Gigi Riva, centra al primo tentativo la promozione nel 1963-64 in Serie A, con 49 punti alle spalle del Varese (51) e così Ricciotti si trova di nuovo, ma in pianta stabile, nella massima serie all’età di 25 anni. Ricciotti a quella promozione contribuisce in maniera determinante con 12 reti e con 38 partite su 38.
Per quattro anni il Cagliari, che nel frattempo aveva chiamato alla guida tecnica il filosofo Scopigno, si barcamena fra la 6° e l’11° posizione. Ricciotti ha un posto fisso nella formazione-base guadagnandosi la stima di tifosi, tecnici e giornalisti. Gianni Brera più volte indica Greatti quale possibile regista della nazionale italiana, lagnandosi delle mancate convocazioni di Ricciotti a causa di una sua ipotetica miopia.
Nel 1968-69 il Cagliari è secondo in classifica a quattro lunghezze dei campioni d’Italia della Fiorentina. L’anno successivo (1969-70) è l’anno della consacrazione del Cagliari, campione d’Italia con 45 punti (Inter a 41). Brera scrive che “il filosofo Scopigno imposta il gioco secondo il modulo all’italiana: in centrocampo giostrano Cera, Nenè, Domenghini e Greatti. I quattro si completano sul piano tecnico e dinamico: Cera e Nenè sono capaci di  lanci lunghi, fiondati quasi tutti in direzione del belluino Riva; Domenghini e Greatti non mancano un recupero e quando occorre sanno anche rifinire e concludere”. Ossola e Tavella dicono di Ricciotti che "ha intelligenza e sa impostare e coprire".
A Cagliari Ricciotti gioca ancora nei successivi due anni (1970-71 e 1971-72), totalizzando 223 presenze in Serie A (16 goal). Viene ceduto nell’estate del 1972 al Lanerossi Vicenza, passaggio che sfuma per il suo diniego: Ricciotti preferisce infatti chiudere con il calcio attivo, optando per stare vicino alla attività avviata a Cagliari.

Italo DEL NEGRO

Italo Del negro

 

Nato a Basiliano il 17.02.1940, fa il suo esordio nel campionato di Prima Divisione con il Basiliano nell’ottobre del 1955. Dotato di buona tecnica, di chiara visione di gioco e di ottima personalità, contribuisce nell’annata 1955-56 – assieme a Sergio Di Benedetto – al buon campionato dei bianconeri, dopo la non fortunata stagione dell’anno precedente nella massima serie dilettantistica, culminata con la retrocessione.
La Sacilese, allora militante in IV Serie (campionato semiprofessionistico) lo vuole con sé l’anno successivo per cederlo subito nell’annata successiva 1957-58 alla Triestina, allora in Serie B.
Italo fa subito il suo esordio in Serie B, sotto la guida di mister Olivieri che guida gli alabardati al 1° posto assoluto. Nel 1958-59 Italo disputa 12 partite nella massima serie, realizzando 4 reti: felice in particolare è l’esordio nella massima serie in quel di Vicenza con due reti. Una partita da non dimenticare è Triestina - Milan del 1 febbraio 1959, terminata con un 2-2: sul 2-1 per la Triestina, l’arbitro Lo Bello di Siracusa espelle Italo, nervoso per un mani in area milanista non rilevato dall’arbitro qualche minuto prima, per un’entrata fallosa su Cesare Maldini (e così Grillo qualche minuto dopo, fisserà il risultato sul 2-2). Ma, nonostante un discreto campionato,la Triestina non riesce ad evitare la retrocessione (assieme al Talmone Torino e alla Spal), né l’anno successivo (1959-60) a riguadagnare la serie A dopo un bel campionato con una squadra di grossa personalità che pratica un bel calcio (Italo colleziona 16 presenze e 3 goal). Il 1959-60 è comunque un  anno felice per Italo, che partecipa ai Giochi del Mediterraneo, viene selezionato per la lista dei P.O. in vista delle Olimpiadi di Roma del 1960 ed esordisce nella nazionale giovanile siglando una rete il 18.10.1959 (a Beirut, Libano - Italia 0-5). 
Il Mantova che, sotto la guida di Mondino Fabbri ed Allodi ha iniziato un ciclo storico, completa la scalata dalla serie D (o quarta serie) alla serie A anche con l’aiuto di Italo nell’anno 1960-61, ottenendo nel successivo anno un lusinghiero 9° posto nella massima serie. In quell’anno Italo ha come compagni di ventura i vari Corradi, Mazzero, Recagni, Giagnoni e, soprattutto, Negri, Allemann e Sormani.

Del Negro in un Mantova-Inter, contrastato dall’indimnticabile Armando Picchi

Nel 1962-63 il nostro fa le valigie a novembre per Messina, allora in serie B, che – sotto la guida di Mannocci- vince meritatamente il torneo (con 50 punti, precedendo di due lunghezze il Bari e la Lazio). Ma per Italo forse i bei tempi se ne sono andati. Il giovane di belle speranze, forse già pago di quanto ottenuto, all’età di 23 anni inizia la sua fase calante e, richiesto dall’Udinese, disputa con i bianconeri udinesi il campionato di  serie B 1963-64 (con 25 presenze): campionato anonimo per Italo, disastroso per l’Udinese che – ad onta dei nomi presenti in quella squadra – termina al penultimo posto in classifica, retrocedendo in serie C.
Due anni ad Arezzo (1964-65 e 1965-66) e due anni a Macerata (1966-67, 1967-68) in serie C anticipano il Del Negro giocatore-allenatore in quel di Fabriano (1968-69) e di Spilimbergo (1969-1970, campionato di Promozione Dilettanti). Esperienze quest’ultime che precedono il ritorno in qualità di allenatore a Basiliano nel 1970-71 ed una coraggiosa, forse prematura, ma sicuramente giusta scelta di vita.

Sergio DI BENEDETTO 

Sergio Di Benedetto 

Sergio Di Benedetto con
la maglia dell’Udine  

 

Lugano nel 1967-68      al torneo di Viareggio nel 1956 Nato a Basiliano il 15.02.1939, Sergio fa il suo esordio nel 1955 con il Basiliano nello sfortunato campionato di Promozione (Cormonese - Basiliano 1-0). Nel successivo anno (1955-56), assieme a Italo Del Negro, concorre a un lusinghiero 4° posto nella classifica finale del Girone A della Prima Divisione Dilettanti. Un talento naturale di tale fatta non può sfuggire agli osservatori dell’Udinese, che lo vogliono per la ragguardevole cifra – a quei tempi – di L. 750.000.
Dalla tecnica sopraffina e dal dribbling ubriacante, Sergio purtroppo ha dalla sua anche come costante una certa fragilità caratteriale, che non gli permetterà di assorbire le fisiologiche frustrazioni dell’ambiente calcistico.
I primi anni nell’Udinese sono incoraggianti: le belle prestazioni ai tornei di Viareggio e nelle formazioni De Martino e Cadetti dell’Udinese lo mettono in posizione di lancio per l’avventura  in Serie A. Più volte Sergio è lì lì per esordire (in casa con la Lazio il 22 febbraio 1959 e a Roma, in occasione di un Lazio - Udinese 2-1 del 27 settembre 1959, viene consegnata la lista all’altoparlante con il suo nome…), ma – suo malgrado – non andrà oltre un esordio in Coppa Italia (Udinese-Triestina) e alcune saltuarie comparse in prima squadra nelle allora proverbiali tournéés estive in Svezia dell’Udinese e nella Mitropa Cup.
Nel 1961-62 Sergio viene ceduto dall’Udinese alla squadra del Nuovo Cisterna, militante in Serie D, che non raggiunge la promozione per un soffio. Sergio disputa un bel campionato, sì da richiamare l’attenzione del Brindisi che lo vuole a tutti i costi per poter tentare la promozione in Serie C. A Brindisi il primo campionato (1962-63) per Sergio è esaltante. Più volte viene indicato dalla stampa locale come il miglior giocatore della squadra ( utilizzato preferenzialmente come ala destra, ma spesso per esigenze tattiche viene schierato a centrocampo e dal cronista locale è anche spesso menzionato per la sua innata classe che gli permette di distinguersi in ogni ruolo, anche se il ruolo di ala destra gli è più congeniale sì da consentirgli “superbe prestazioni”, coronate da “ubriacanti dribblings”, “bellissime fughe in contropiede” e “precisissimi cross”). Ma la sfortuna ci mette ancora qualcosa di suo: anche a Brindisi per un punto non viene centrato l’obiettivo promozione, così che – dopo un anonimo successivo anno (1963-64)- Sergio si decide per una avventura in quel di Lugano (che viaggiava allora fra la serie B ed A elvetica, comunque in regime semiprofessionistico), non particolarmente fortunata.
Nel 1967 Sergio, già sposo e fresco papà di Elena, si decide per il ritorno a casa, in quel di Basiliano, dove contribuirà sensibilmente alle fortune dei bianconeri locali, giocando sino al vittorioso campionato del 1972-73 e distinguendosi, soprattutto nei primi tre anni, come uomo-squadra.

Gianni RENZULLI

 

Gianni Renzulli  Nato a  Basiliano l’11 settembre del 1940, Gianni fa parte della covata basilianese dei primi anni ’50. Fa le sue prime esperienze calcistiche nelle file giovanili dell’Associazione Calcio Basiliano e con il Bertoni di Udine nei campionati CSI nel famoso campo del Brunetta. Entra in I squadra con il Basiliano nell’anno 1956-57, distinguendosi –come ala destra- per tecnica e velocità.
Alla fine del campionato, viene ceduto alla Juventus. Entra così a far parte della I squadra ragazzi della società piemontese, perdendo la finalissima con il Milan di Trapattoni e Salvatore per l’aureola di campioni d’Italia, categoria ragazzi. La storia si ripete anche l’anno successivo (1958-59), anno in cui gioca a fianco dei campioni della Juventus di allora (Boniperti, Charles, Sivori) nelle gare pre-campionato. Nel 1959 partecipa anche al Torneo di Viareggio, massima manifestazione  calcistica giovanile a livello europeo.
Nella primavera dello stesso anno viene chiamato a far parte della Nazionale Juniores che partecipa al campionato europeo a Sofia (Bulgaria), portato a termine con un onorevole 2° posto. Compagni di ventura di quella manifestazione furono giovani di cui si sarebbe sentito assai parlare in seguito: Cera (Verona, Cagliari), Bercellino (Juventus), Facchetti e Mascalaito (Inter), Novelli (Spal), Galeone (CRDA, Udinese), Ferrario (Milan), Cella (Torino) e Mazzia (Biellese, Juventus).

Formazione della Juventus B nel 1958  Renzulli quarto accosciato da sc.

Nel 1959-60 Gianni si trasferisce in prestito al Pordenone, allora militante in Serie C (in quegli anni il Pordenone era una società di calcio satellite della Juventus, che gli assicurava allenatori e giocatori a fronte di diritto di prelazione sui promettenti giovani del vivaio), sfiorando subito la promozione in Serie B. Nella città del Noncello Gianni si fa valere anche negli anni successivi, sì da venir ceduto nel 1963-64 al Novara, neo-promossa in Serie B, trasferimento rifiutato per motivi familiari. Così Gianni continua a giocare con alterna fortuna a Pordenone, nel frattempo retrocesso in Serie D, per passare nel 1971-72 al Ricreatorio Festivo Udinese e nel 1972-73 al Basiliano, ove dà il suo contributo alla promozione della squadra dei suoi esordi dalla II categoria alla I Categoria Dilettanti.   

Marco NICOLETTI

Marco Nicoletti

 

Classe 1959, Marco disputa il campionato 1976-1977 a Basiliano in I Categoria, mettendosi subito in mostra come attaccante dotato, fantasioso, difficilissimo da controllare.
Il campionato, in mano al Basiliano sino a poche giornate dalla fine, va al Maniago, ma  è quello indubbiamente il campionato di Nicoletti, che comunque non riesce nell’intento di assicurare la promozione al Basiliano, maltrattato dagli avversari nello spareggio di Palmanova con il Medea.
Non passano 5 mesi e Marco fa il suo esordio in Serie B con il Como contro l’allora Ascoli dei miracoli: il 6.11.1977 Como - Ascoli 1-2 (1-0)  e il vantaggio iniziale del Como maturato al 20’ di gioco è opera di Marco. Allenatore dei lariani è Gennaro Rambone, cui subentra Luisito Suarez e, nel finale di stagione, Pezzotti che, comunque, non riesce nell’impresa di evitare al Como la retrocessione.
Marco si ritrova l’anno seguente agli ordini di Marchioro in Serie C e con altri tre attaccanti con cui lottare per un posto da titolare (Cavagnetto, Fiaschi, Mancini). Il Como vince alla grande il suo girone di Serie C e l’anno successivo (1979-1980) domina il campionato di Serie B (1° con 48 punti) con il contributo importante di Marco che si ritrova capocannoniere della serie cadetta con 13 goal (davanti a Penzo, Zanone e Gibellini).
Marco è quindi in Serie A nel 1980-81, giocandovi per due campionati e disputando alcune partite anche nella nazionale giovanile (in coppia con Altobelli).
Il Como retrocede in Serie B nel 1981-82, nonostante l’avvicendamento tecnico di Marchioro con Seghedoni. Gioca alcuni anni in B con il Como e con la Cremonese (1986-87, 14 goal; 1987-88, 5 goal). Nel 1988-89 è a Vicenza in C1 e, successivamente, termina la sua attività a Voghera.

Gianni  DREOLINI

Gianni Dreolini

 

Gianni Dreolini alla Triestina Nato a Villaorba di Basiliano nel 1959, Gianni fa la trafila nel settore  giovanile del Basiliano dal 1971 al 1976, quando fa il suo esordio nella squadra maggiore, allora in Ia Categoria.
Nel 1976-77, ceduto al Pordenone, si distingue per  velocità di manovra e  buona tecnica, doti che gli  consentono nella stessa annata l’esordio in Serie D.
Nel 1978-79 Gianni è artefice della promozione dei neroverdi in C2, campionato che disputa anche nei successivi due anni, per seguire infine mister Buffoni a Trieste per due campionati.
Nel 1981-82 Gianni disputa in C1 a Trieste 27 partite e realizza 4 goal, rivelandosi pedina fondamentale nello scacchiere alabardato, assieme a Mitri, nel procurare assist per le punte Ascagni e De Falco.
Nel 1982-83 il campionato di Gianni è in tono minore (solo 11 presenze): la Triestina vince il campionato e si guadagna la promozione in serie B. E così l’anno successivo Gianni è di nuovo a Pordenone in C2, donde passa alla Pro Gorizia ove si ferma due anni (il primo in C2 e il secondo in Interregionale). Nel 1986 Gianni Dreolini lascia il calcio semiprofessionistico e si accasa in quel di Fagagna (I Categoria Dilettanti): fra i dilettanti disputa 7 campionati, di cui gli ultimi tre a Blessano e Basiliano.

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